La dignità come fattore di cura: pratica clinica nelle malattie croniche nella medicina person centered

In una medicina che sempre di più chiede di essere “person oriented”, anziché “disease oriented”, non può fare a meno di avvalersi della dignità come fattore di cura. In un contesto sanitario dove la tecnologia diviene non solo strumento diagnostico, ma tende a sostituire la relazione sanitaripazienti, il tema della dignità acquista una rilevanza fondamentale per l’umanizzazione delle cure. Nel presente lavoro si analizzano le dimensioni della dignità offrendo un termine di paragone tra due classi di pazienti: quelli affetti da sclerosi multipla e i pazienti reumatologici. Il lavoro analizza le mappe della dignità attraverso la somministrazione del test Patient Dignity Inventory (PDI) e vengono redatte le rappresentazioni grafiche e valoriali degli item con l’intento di accertare se esistono mappe della dignità non solo soggettive, ma descriventi la malattia stessa. I risultati confermano che le mappe della dignità possono essere specifiche per le malattie analizzate nella ricerca e si ipotizza che tale rappresentazione possa essere peculiare per ogni altra malattia.  Proprio la peculiarità dei sintomi, incidendo in maniera più o meno profondamente nella rappresentazione dell’illness dei pazienti, ne disegna una percezione specifica. Pertanto possiamo parlare di dignità del malato affetto di sclerosi multipla o del malato reumatologico. Le implicazioni dei risultati evidenziati dalla ricerca possono avere ripercussioni nella pratica clinica che personalizzano la cura e accrescono e/o conservano la dignità del malato. Non ultimi i dati relativi della dignità del paziente percepiti attraverso gli occhi del caregiver e dell’operatore sanitario. Percezione questa che diviene di importanza rilevante quando il paziente non ha l’opportunità e/o la capacità di esprimere direttamente la propria idea di dignità, necessariamente demandate ai familiari e talvolta agli operatori sanitari.