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Ricercatrice

DR. STEFANIA CIOCI

Mi chiamo Stefania Cioci e sono una Psicologa Clinica e della Salute. Mi sono laureata all'Università di Firenze, presso la Facoltà di Psicologia; regolarmente iscritta all'Ordine degli psicologi della Toscana, tra i vari interessi in materia psicologica, la diagnostica mediante l'uso di test, è uno di quelli a cui ho dedicato molto del mio tempo, al punto da spendere diversi anni in Valutazioni Neuropsicologiche di giovani, adulti e anziani.

About Me

Raccontaci qualcosa di te… Mi chiamo Stefania Cioci e sono una Psicologa Clinica e della Salute. Mi sono laureata all'Università di Firenze, presso la Facoltà di Psicologia; regolarmente iscritta all'Ordine degli psicologi della Toscana, tra i vari interessi in materia psicologica, la diagnostica mediante l'uso di test, è uno di quelli a cui ho dedicato molto del mio tempo, al punto da spendere diversi anni in Valutazioni Neuropsicologiche di giovani, adulti e anziani. Ho conseguito un master in Psicologia Giuridica presso la Scuola di Psicoterapia Comparata (Sede a Firenze) e sono specializzata in Psicoterapia Comparata, presso la medesima scuola. Puoi illustrarci in cosa consiste concretamente la tua ricerca? Il mio compito in questo progetto di ricerca consiste nella valutazione neurocognitiva dei pazienti ritenuti a rischio. Tali pazienti sono stati precedentemente sottoposti ad una batteria di test specifici, somministrati dal medico/psicologo/psichiatra o dalla sua equipe di riferimento, sotto la sua supervisione, nei vari distretti del Dipartimento di Salute Mentale aretino: Salute Mentale Adulti, Salute Mentale Infanzia e Adolescenza, MMG, Consultorio e SerT. Il mio incarico consiste inoltre nella compilazione di un database anonimo che permetta di avere una descrizione epidemiologica degli esordi psicotici nella popolazione giovanile (16-34 anni) della Provincia di Arezzo. Quale ricaduta hanno i risultati della ricerca, anche a lungo termine, sulla cura e l’assistenza dei pazienti? I dati raccolti mediante il progetto STEP ci permettono, oltre ai classici interventi farmacologici, di implementare e attivare percorsi terapeutici integrati precoci: psicoeducativi, familiari, di comunità, nonché psicoterapie cognitive specifiche per la psicosi e i più moderni percorsi di rimedio cognitivo. Quali sono gli aspetti positivi e negativi che hai incontrato nel tuo lavoro di ricerca? Aspetti positivi:Il mio lavoro di ricerca è iniziato nel dicembre 2015 e mi ha permesso di lavorare all'interno di un'equipe multidisciplinare che è strumento centrale nel processo di diagnosi-intervento. E’ stato dimostrato che l’organizzazione di periodiche riunioni, dove i diversi professionisti si confrontano e condividono le proprie informazioni rilevate, permette di avere una visione più globale e completa dei casi di cui questi si occupano, ognuno secondo il proprio ruolo e la propria prospettiva. Lavorare in gruppo significa, infatti, riuscire ad utilizzare tutte le risorse di ogni singolo membro, valorizzando ogni opinione, ritenendola degna di ascolto anche se molto diversa dalla propria. Aspetti negativi: trattandosi di un progetto che copre l'intero territorio della provincia di Arezzo, è necessario un notevole dispendio di risorse per coprirlo tutto. I giovani a cui ci rivolgiamo non sono i pazienti abituali della Salute Mentale; spesso si tratta di primi accessi che si rivolgono al servizio ignorando che la loro problematica potrebbe fare capo ad un disturbo più grave. È quindi necessario andare verso il paziente, incontrandolo fisicamente nella struttura relativa al suo luogo di residenza, al fine di minimizzare i “drop-out”, cioè le interruzioni precoci del percorso diagnostico-terapeutico. Come definiresti i rapporti che hai costruito all’interno del dipartimento/struttura/reparto presso la quale hai operato (con pazienti, personale medico e paramedico, altri)? Come detto sopra la mia attività in merito al progetto STEP è iniziata nel dicembre 2015. Tuttavia nel breve periodo ho costruito ottimi rapporti con i professionisti (medici, infermieri, educatori, psicologi) con cui sono venuta in contatto, dell'equipe e dei vari distretti. Rimane ancora un po' di strada da percorrere in quanto dobbiamo fare un ulteriore sforzo per coinvolgere un numero maggiore di professionisti nelle varie zone della Provincia, anche ribadendo l'importanza dell'intervento precoce in questo campo della Salute Mentale. Quale importanza ha per te la ricerca clinica nella pratica medica quotidiana? La ricerca clinica è ad oggi fondamentale nella pratica medico/psicologica quotidiana. Viviamo in un tempo in cui non possiamo più permetterci di applicare al paziente l'unico metodo che conosciamo o che magari abbiamo studiato nella specializzazione. Semplificando, non tutti i pazienti sono adatti per la psicoanalisi, come non tutti i pazienti sono adatti per la terapia cognitivo-comportamentale e non tutte le psicopatologie trovano giovamento esclusivamente dalla farmacologia. Ribaltando la questione si potrebbe dire che un determinato approccio non è adatto per tutti i pazienti, ecc... Ciò ci riporta all'importanza del tailoring: effettuare una buona diagnosi al fine di individuare l'intervento adeguato per quello specifico paziente. E la ricerca scientifica moderna ci offre modelli di diagnosi-intervento specifici ed evidence-based. Che significa fare ricerca clinica ad Arezzo e al “San Donato”? Come detto precedentemente la mia ricerca è di tipo territoriale. Semplificando, non c'è uno studio o un ambulatorio presso cui si reca il paziente per fare la valutazione neurocognitiva, ma in prima persona mi reco presso le strutture della Salute Mentale e vedo il paziente lì, in un ambiente che gli è senza dubbio più familiare. Tutto ciò significa venire in contatto con le diverse realtà del territorio (per es: i problemi di un paziente che abita a Bibbiena hanno un impatto sulla vita individuale diverso da quelli di un paziente che vive ad Arezzo città) avendo una visione d'insieme privilegiata. Quali sono le tue aspettative al termine del lavoro di ricerca? Stiamo assistendo ad importanti cambiamenti nella psichiatria, e, grazie alle nuove scoperte neuropsicologiche, gli stessi concetti di psicosi e schizofrenia sono inquadrati oggi in una nuova luce. Nuovi modelli di diagnosi e intervento evidence-based sono presenti già in altre realtà dell'Area Toscana sudest e sono stati discussi nella recente giornata di formazione “Il percorso diagnostico terapeutico riabilitativo dei giovani a rischio esordio psicotico: l'intervento precoce”, tenutasi il 27/09/2016, presso l'Auditorium dell'Ospedale San Donato di Arezzo. La mia aspettativa è quindi di avere realizzato, al termine del 2017, una mappatura del territorio della Provincia di Arezzo, in merito agli esordi precoci, più completa possibile, che ci permetta di individuare i casi a rischio e attivare percorsi terapeutico-riabilitativi basati sull'evidenza scientifica e in linea con le altre esperienze della Salute Mentale di Area Toscana sudest. Sarebbe inoltre auspicabile che il percorso non si esaurisse nei due anni di borsa di studio, in quanto stiamo entrando in nuovi settori di ricerca sul disagio mentale e sono necessari ulteriori e approfonditi studi in merito.